martedì 8 aprile 2008

Dalla finestra aperta entra prepotente un nuovo giorno: è primavera e i ciliegi selvatici nel mio cortile sono bianchi di fiori. Non li vedrai.
Mai più.
Mi sono alzata in fretta, ho digitato il tuo numero che conosco a memoria e ho sentito uno squillo, uno squillo dal rimbombo assurdo nel silenzio della tua casa, prima di abbassare la cornetta percependo il senso immodificabile dell'assenza. Non risponderai più alle mie domande.
Mai più.
Oggi arriveranno i nipoti, la casa risuonerà di strilli, urla e risate. Come folletti metteranno le mani dappertutto prima di percepire la mia tristezza. Nei loro occhi brillerà una domanda. Tu non la coglierai.
Mai più.
I carciofi sono amari e anche l'acqua ha un sapore diverso: sembra acqua di lago, inacidita dalla sua immobilità. Non riscalda il tè bollente le mie mani. Neanche le tue.
Mai più.
Le tue piante hanno bisogno d'acqua, qualche foglia è già ingiallita e la terra è secca, friabile tra le mie dita. Non le annaffierai più.
Mai più.
Ti cerco, madre, senza trovarti. Non ti vedo e non ti vedrò. Non ti sento e non ti sentirò.
Mai più... mai più.