giovedì 6 marzo 2008

Dove sono le donne? Non le vedo, eppure eravamo tante, la metà del cielo.

In previsione dell'otto marzo

Il pesco e il mandorlo sono fioriti di nuovo, velando di rosa le colline, ma la temperatura è già scesa e le previsioni metereologiche sono sconfortanti: pioggia, freddo e vento su tutta la penisola.
Mi chiedo se qualcosa di simile sia avvenuto con il femminismo. Tanto rumore per nulla? Tra due giorni ci festeggeranno con un rametto di mimosa per tutto il gravoso, oscuro lavoro svolto negli altri 364 giorni dell'anno. E' faticoso essere donne. E' faticosissimo essere madri e tutte le donne che hanno messo al mondo un figlio lo sanno. Penso che non sulla sessualità e nemmeno sulla parità (salariale, sociale, professionale) si sia incagliato il movimento femminista, ma sulla maternità: croce e delizia di ogni donna. Siamo tutte d'accordo sul fatto che un destino biologico non debba diventare destino sociale, si fa presto (per modo di dire) a tutelare la condizione femminile, a esaltarla, ma la conflittualità tra istanze diverse, che si scatena nel corpo e nell'anima della donna nel momento in cui diventa madre, è difficilissima da gestire. La paternità potenzia il senso di sé del maschio, é un fiore all'occhiello, ma per la maternità é diverso: comincia il tempo delle scelte: lavorare o essere madre, la carriera o il figlio, la cura della casa o una buona lettura. L'alternatività sostituisce allora la ben più arricchente complementarietà, e la donna deve fare i conti con il senso della perdita di qualcosa di sé, qualcosa che va al di là di un corpo appesantito da un paio di centimetri di giro vita o di pancetta in più. Siamo costrette a combattere su più fronti: dentro noi stesse, risolvendo contraddizioni pesanti o tentando di farlo, e sul fronte esterno, dove la famigerata parità è spesso solamente formale.
All'intrepida combattente che ogni donna racchiude in sè, auguro, sottovoce, un futuro di pace.